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In cammino verso il Sinodo: Come Cooperatori

DA COOPERATRICE…ARTIGIANA DI SINODALITA’

Brindisi:

Si è aperto nello scorso ottobre il Sinodo dal titolo “Per una Chiesa Sinodale: comunione, partecipazione, missione”. Un evento di Chiesa importante, ho pensato, come molti altri a cui ci ha abituati Papa Francesco: il Sinodo sulla famiglia, il Sinodo dei Giovani, il Sinodo dell’America Latina. Seguirò anche questo, occasionalmente, attraverso la televisione, i giornali, i social, in attesa di un documento conclusivo da leggere, da approfondire.

Mai avrei immaginato di ritrovarmi nel bel mezzo di un vortice di attività così intenso e coinvolgente! Poi nella mia Chiesa locale, piuttosto sonnolenta e tarda! E invece è accaduto!

Eh sì! Perché questa volta il Sinodo è diverso e viene a bussare direttamente alle porte delle nostre case, delle nostre parrocchie, dei nostri gruppi e delle nostre associazioni per coinvolgerci, per ascoltarci, per sentire cosa abbiamo da dire, cosa pensiamo, per capire… insieme, quale cammino Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio.

E così il Sinodo è venuto a bussare anche alla mia porta attraverso la persona di un sacerdote amico che mi ha invitata ad entrare a far parte dell’Equipe diocesana per il Sinodo.

È iniziato per me un percorso del tutto nuovo, impegnativo, faticoso a volte, ma illuminato dalla gioia e dall’entusiasmo di camminare insieme, fianco a fianco, modulando i nostri passi gli uni su quelli dell’altro e confortato dalla consapevolezza che lo Spirito era la guida dei nostri passi comuni.

In questa fase preparatoria di ascolto delle chiese locali, noi laici insieme ai presbiteri abbiamo avuto l’opportunità di lavorare in sinergia, perché questo processo sinodale non è appannaggio di pochi alti prelati, ma è un cammino per tutto il popolo di Dio che ha l’occasione di esercitare quel “potere di parola” che si fonda sul Battesimo e che abilita ogni battezzato a compiere la missione di annunciare il Regno nel suo proprio stato di vita.

Sinodo sulla sinodalità! E già nel titolo, che può sembrare una stridente cacofonia, questa esperienza sinodale reca un primo tratto di novità, perché la sinodalità è allo stesso tempo contenuto e metodo, argomento e stile. Si impara il “camminare insieme” camminando insieme, esercitandoci a vivere uno stile di Chiesa comunionale e partecipativo; si fa esperienza concreta di uno stile sinodale che non è una novità, ma è costitutivo della Chiesa così come ci è stato restituito chiaramente dal Concilio Vaticano II nell’immagine del “popolo di Dio in cammino”.

L’Equipe sinodale è stato un vero laboratorio di ascolto, intanto tra noi componenti, per conoscerci, cogliere i talenti e i carismi di ciascuno e adeguare i nostri ritmi di lavoro; poi di ascolto e di studio di cosa il Documento Preparatorio ci chiedeva in termini di finalità e di operatività e infine di ascolto delle nostre comunità per adeguare le domande da proporre ai diversi Gruppi Sinodali.

Pensare che contemporaneamente, in tutte le diocesi d’Italia ci si stava dedicando alla stessa attività, ha messo una certa ansia, ma anche ha infuso una forza di coesione inusuale, al pensiero che, quando l’intero popolo di Dio sarà stato ascoltato, la Chiesa avrà la possibilità di operare scelte pastorali che corrispondano il più possibile alla volontà di Dio.

Questa fase preparatoria è stata per me anche laboratorio di servizio soprattutto nel momento in cui ci è stata proposta la partecipazione ad un corso di formazione per la conduzione dei gruppi nella veste di facilitatori. Un’esperienza estremamente interessante ed utile perché l’ascolto che andremo a fare nei gruppi sinodali sia efficace, libero da pregiudizi e stereotipi, ma anche attento e rispettoso delle persone, perché il “fare” sia un “fare sapiente”, proprio come quello dell’artigiano che lascia che le sue mani siano guidate anche dall’intelligenza del cuore.

Ora, conclusa la fase “ad intra” dell’ascolto dei vari Consigli Pastorali, ci apprestiamo a vivere un altro passaggio delicato e inedito, quello dell’ascolto “ad extra. I gruppi sinodali si svolgeranno fuori dagli spazi quieti delle nostre sacrestie per incontrare la società civile nei suoi vari aspetti: la cultura, la politica, il volontariato, le professioni… e soprattutto per incontrare le periferie più remote, quelle che mai hanno goduto del diritto di parola, per comprenderne le istanze, per aprirsi al confronto costruttivo, trovando strade da percorrere insieme nell’interesse della persona umana.

 “I Sinodi sono un tempo per sognare e passare del tempo col futuro” dice il Vademecum per il Sinodo, e con queste parole ci invita a dar vita ad un processo che ispiri le persone a creare una visione del futuro piena di gioia del Vangelo.

Spesso mi sono chiesta, vivendo questa esperienza, quanto del mio essere cooperatrice di santa Dorotea, che cerca di vivere la sua presenza nella Chiesa con responsabilità e con uno stile di cura vi fosse presente. Quanto mi ha aiutata ad accompagnare le persone nel manifestare liberamente il proprio pensiero nei gruppi, a sollecitare riflessioni, a tacere con rispetto di fronte a certe ferite. Ripensando a tante occasioni formative, a tanti incontri significativi, rileggendo alcuni passaggi del nostro Statuto, ho ritrovato quel filo rosso che lo Spirito ha dipanato e continua a dipanare nel tempo per guidarci in quella carità spirituale che è la carità di Dio per ogni persona affinché diventi carità degli uomini fra loro.

Lucia Tramonte

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