
Bologna:
Può un incontro sulla chiesa domestica rispolverare la bellezza e la profondità del nostro essere cristiani?
Siamo Thomas ed Elisa e con il nostro piccolo Gioele, che allora aveva poco più di 9 mesi, abbiamo risposto con curiosità ad un invito fatto da un’amica: “Venite e vedete!”.
Incuriositi e un po’ perplessi, dopo quasi tre ore di macchina, partendo dalla nostra Valbrenta, lo scorso 19 settembre siamo arrivati a Bologna, accolti nella bellezza e nella maestosità del seminario vescovile, collocato sulla sommità del poggio Belvedere (…un nome una garanzia!), che si eleva su Bologna. Si trattava di un evento organizzato dagli amici di Chiesa Domestica, dal titolo “La Chiesa domestica e la dimensione domestica della Chiesa“.
Abbiamo partecipato all’ascolto dei vari relatori, che hanno aperto solchi e gettato sementi per una nuova stagione che ci interroga e ci aspetta come battezzati e comunità cristiane.
Ha introdotto gli interventi mons. Paolo Bizzetti, vicario apostolico dell’Anatolia e mediatore dell’incontro, analizzando una situazione che interroga e provoca tanti sacerdoti, vescovi e comunità cristiane dell’occidente: ci sono sempre meno preti, religiosi e religiose…dove andrà a finire la nostra fede?
Padre Bizzetti ha messo in luce come la realtà viva delle piccole comunità turche e dei rifugiati possano essere per noi cattolici italiani (e non solo) fonte di ispirazione, per la loro capacità di custodire e trasmettere la loro fede alle giovani generazioni avendo a disposizione pochi mezzi, persone e strumenti, senza deleghe e partendo proprio dalla famiglia. Rifugiati dove i bambini e i giovani sono una forza con un gran desiderio di approfondire la fede.
Monsignor Erio Castellucci, vescovo di Modena, e la biblista Rosanna Virgili hanno evidenziato come lo Spirito ci sta costringendo a una chiesa più essenziale, che mette al centro la relazione; come attraverso il lockdown forzato si sia svelata l’opportunità di vivere una forma domestica dell’esperienza cristiana; di riscoprire la chiesa domestica non solo come valore ideale, ma come luogo in cui l’esperienza cristiana viene cullata, maturata, approfondita, affinché anche i riti domestici più semplici e nascosti possano essere terreno fecondo per rivitalizzare il proprio cammino di fede, personale e comunitario. Questo, senza dubbio, aiuta a riscoprire la centralità del nostro sacerdozio battesimale, che appartiene a tutti e si può esprimere compiutamente già dalle case, esercitando l’offerta della propria vita nella ferialità. Rivivendo l’esperienza delle prime comunità cristiane, che sono partite proprio dalle case, da quell’essenziale testimonianza che Gesù Cristo cambia la vita. Comunità, dunque, che non sono partite dal fare tante cose, dal far funzionare tante iniziative, ma dallo stare.
Accogliamo quindi la sfida di farci trovare pronti e anche formati per un nuovo viaggio, con creatività ed energia che spesso lasciamo sopite…e deleghiamo.
Hanno partecipato agli interventi anche alcune realtà di comunità di famiglie e non solo: la comunità Bethesda di Padova e casa Nicodemo in provincia di Lecco, che ci hanno raccontato della bellezza e ricchezza di nuove forme di comunione tra diverse vocazioni, di come, nella quotidianità, cercano di vivere: “condividendo la vita quotidiana, sostenendosi nella crescita e testimonianza dei figli, ascoltando la Parola di Dio e trasmettendola con creatività e gioia, mettendo in comune le risorse e i talenti di ciascuno”.
È stato bello inoltre accogliere il saluto e il breve intervento del “padrone di casa”, il card. Zuppi, arcivescovo di Bologna, che ha sottolineato che la chiesa non può non essere domestica. La chiesa domestica è per sua natura comunità, una comunione che ha bisogno di tutti, dove ognuno vive da protagonista, non un condominio dove ciascuno tiene pulito solo lo spazio del proprio pianerottolo.
Dopo il pranzo vissuto all’aperto, nel pomeriggio ci siamo fermati per condividere in gruppi quello che ha risuonato in noi dagli interventi dei relatori e dalle testimonianze.
È difficile raccogliere in sintesi la ricchezza dei vari interventi, che hanno provocato e arricchito il nostro cammino di famiglia cristiana. Ci siamo trovati di fronte a persone desiderose di dare una “rinfrescata” al proprio cammino di fede, con la consapevolezza profonda di aver ricevuto un grande dono e il desiderio di comunicarlo, che non vogliono fermarsi di fronte all’abitudinarietà dei riti, ma che desiderano vivere, “sperimentare e investire” il proprio sacerdozio battesimale.
Forse è venuto il tempo di far sì che la fede possa un po’ alla volta ripartire da un nucleo domestico che diventa manifestazione di una relazione più bella che si può cominciare a vivere e TESTIMONIARE partendo dall’interno delle mura di casa. Mura che non sono solo lo spazio abitato da un nucleo familiare, ma un “nuovo spazio” dove poter vivere e celebrare l’intimità e la relazione con il Signore, relazione che oltre a essere personale è ecclesiale…è Chiesa…domestica appunto.
Elisa con Thomas e Gioe