Mostra < Via Natalis > – Viareggio dall’8 dicembre 2016 al 7 gennaio 2017
Si avverte oggi in ambito spirituale l’esigenza di un ritorno alle origini per quanto concerne la rappresentazione iconica della divinità. Si prova un sentimento misto di nostalgia e rimpianto ripensando allo straordinario ruolo didattico e catechetico che esercitavano, in favore dei credenti, le arti figurative cristiane medievali. Una funzione pedagogica, quella di “Biblia pauperum”, sapientemente interpretato dalla pittura e dalla scultura sulle facciate delle cattedrali europee o al loro interno e con le edicole votive e i calvari lungo le strade del paesaggio europeo, nei secoli di quel Medioevo definito “cristiano”. La rappresentazione iconica del Dio cristiano, dall’incarnazione alla sua passione, morte e risurrezione trasmetteva un’aurea di sacralità, unita a quello stupore tipico dell’infanzia, che si sperimenta al cospetto di quel mistero tremendo e fascinoso incarnato dalla divinità e dal suo agire provvidenziale nella storia della salvezza.
E’ proprio alla luce di queste considerazioni che si è svolta a Viareggio – nei giorni dall’8 dicembre al 7 gennaio 2017 presso la sala “don Luca Passi” – la mostra di pittura “Via Natalis” organizzata dai Cooperatori dell’Opera di Santa Dorotea in collaborazione con il prof. Giovanni Braida e la pittrice Ornella Tomei. Le opere esposte, 13 dipinti realizzati con la tecnica gouache, presentavano un evidente richiamo alla tradizionale “Via Crucis” raffigurando le tappe che hanno caratterizzato la nascita di Gesù.
Hanno visitato la mostra circa seicento persone di ogni fascia d’età: dagli alunni delle scuole elementari a quelli dei licei; da gruppi catechetici parrocchiali a numerosi singoli visitatori che si sono soffermati a meditare sui tredici dipinti e a riflettere sulle altrettante meditazioni teologiche che li accompagnavano. Meditazioni composte dal professor Giovanni Braida, docente di Religione al Liceo Classico “Carducci” di Viareggio, con riferimento ai primi due capitoli di Luca e Matteo dedicati ai vangeli dell’infanzia. Dalle due annunciazioni, a Zaccaria e a Maria, proseguendo con la visitazione, il Magnificat, il sogno di Giuseppe, la natività, la stella di Betlemme, la strage degli innocenti, la presentazione di Gesù al tempio, l’adorazione dei magi. Un percorso spirituale per immagini e parole, accompagnato da un adeguato corredo musicale, che si è concluso con la dodicesima stazione, quella della fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Un’ultima stazione oltremodo suggestiva e simbolica perché, come ricorda la meditazione che l’accompagna: “Gesù, il vero Figlio, in un senso molto profondo è andato Egli stesso in esilio, per riportare tutti noi che eravamo dispersi sulla via verso casa.”
Commento ( 1 )
suor Veritas says:
18 Febbraio 2017 at 17:20Mi richiama l’esclamazione di un ragazzino egiziano stupito nel vedere le statuette di Maria e Gesù in groppa all’asinello, mentre Giuseppe tirava la cavezza! “Che cosa rappresenta?” chiese. Avuta la risposta commentò: “Ne ha dovuto fare di strada, non sapevo che Gesù fosse andato in Egitto! L’ avranno trattato bene? Come ha fatto con il permesso di soggiorno?… Credo che ci siano tanti modi per avvicinare le persone al Mistero! voi ne avete trovato uno, semplice, ma capace di parlare a tutti. Grazie